Cosa sono i metalli pesanti.
Distinguiamo tra indispensabili e tossici per gli organismi viventi.
Nella letteratura scientifica vengono normalmente considerati metalli pesanti i seguenti elementi: alluminio, ferro, argento, bario, berillio, cadmio, cobalto, cromo, manganese, mercurio, molibdeno, nichel, piombo, rame, stagno, titanio, tallio, vanadio, zinco, ed alcuni metalloidi con proprietà simili a quelle dei metalli pesanti, quali l’arsenico, il bismuto ed il selenio. All’interno dei metalli pesanti si distinguono i metalli indispensabili per gli organismi viventi, con potenziale tossicità, vale a dire: ferro, cobalto, cromo, rame, manganese, molibdeno, selenio, zinco; dai metalli ritenuti prevalentemente tossici: alluminio, arsenico, berillio, cadmio, mercurio, nichel e piombo.
Quando si parla di inquinamento da metalli pesanti, ci si riferisce normalmente solo ad alcuni di questi elementi, i maggiori responsabili dei danni ambientali, ossia: il mercurio, il cadmio, il cromo e il piombo. I metalli pesanti sono componenti naturali della crosta terrestre che non sono degradati dall’attività biologica e fotochimica e quindi non posso venire smaltiti, se rilasciati nell’ambiente possono restarci per centinaia di anni. Certi fenomeni naturali come le eruzioni vulcaniche, gli incendi boschivi e le maree contribuiscono alla ciclizzazione naturale dei metalli, l’uomo però gioca un ruolo altrettanto importante e a volte maggiore di quello della natura.
Ad esempio, i metalli sono introdotti nei sistemi acquatici come conseguenza dell’erosione di terre e rocce e da diverse attività umane che spaziano dall’estrazione mineraria all’uso di tubature in piombo per l’acqua potabile. Alterando il ritmo di rilascio e di trasporto dei metalli pesanti nell’ambiente, l’uomo è riuscito ad aumentarne di alcuni ordini di grandezza le emissioni. I metalli pesanti possono entrare nel nostro corpo attraverso l’acqua, l’aria, ed il cibo, in tracce alcuni di questi elementi fanno invece naturalmente parte di noi come: rame, selenio, zinco.
Quando diventano tossici.
Stabilite le concentrazioni massime ammesse nell’acqua da bere.
I metalli pesanti sono essenziali per mantenere un corretto metabolismo, tuttavia in elevate concentrazioni, diventano tossici. Considerando che nelle esalazioni dalla bocca delle persone che hanno quattro otturazioni dentarie con amalgama al mercurio vi è una percentuale di vapori di mercurio superiore al massimale consentito per gli operai dell’industria, se ne può dedurre che l’inquinamento dell’ambiente in cui viviamo fa sì che tutti siano più o meno intossicati da eccessivi accumuli di metalli pesanti.
Tra le varie sostanze inquinanti al giorno d’oggi diffuse in massa nell’ambiente, i metalli pesanti sono i composti più dannosi, perché si legano con le strutture cellulari in cui si depositano, ostacolando lo svolgimento di determinate funzioni vitali.
L’eliminazione di tali metalli avviene solo in minima parte, per salivazione, traspirazione o allattamento, i restanti si bioaccumulano. Per “bioaccumulazione” si intende un aumento nel tempo della concentrazione di un prodotto chimico in un organismo biologico vivente, confrontata alla concentrazione dello stesso prodotto chimico nell’ambiente. I residui si accumulano negli organismi ogni volta che sono assimilati ed immagazzinati più velocemente di quanto siano scomposti (metabolizzati) o espulsi. Se non vengono eliminati, i metalli si concentrano, danneggiandoli, in alcune parti del corpo in particolare (come cervello, fegato e reni e ossa), e sono spesso un fattore aggravante o determinante, in numerose malattie croniche. I bambini sono i soggetti più a rischio da esposizione al piombo, al mercurio e agli altri agenti tossici, poiché per unità di peso, mangiano, bevono e respirano tre-quattro volte di più degli adulti. Se si considera inoltre che la linea di demarcazione fra carenza alimentare di tali sostanze e tossicità è molto sottile, risulta evidente quanto sia importante conoscere la presenza e l’utilizzo di tali elementi nella vita quotidiana.
Di seguito si riportano le concentrazioni massime ammesse per i metalli pesanti nelle acqua naturali secondo l’EPA, l’agenzia per la protezione ambientale.
I parametri di legge.
In Italia, i parametri individuati dal decreto includono tutti i parametri della Direttiva Europea 98/83/CE
In Italia, l’acqua potabile deve essere conforme ad una serie di parametri microbiologici e chimici, nonché a parametri indicatori non direttamente correlabili a rischi per la salute, ma comunque indicatori di modifiche della qualità delle acque (Decreto legislativo 31/2001). I parametri chimici individuati dal decreto includono tutti i parametri della Direttiva Europea 98/83/CE che ha lo scopo di tutelare la salute pubblica dagli effetti negativi derivanti dalla contaminazione delle acque destinate al consumo umano, garantendone la salubrità e la pulizia. In alcuni casi, i criteri sono più stringenti, come nel caso dei trialometani il cui valore di parametro di 100 microgrammi/litro è stato ridotto a 30 microgrammi/litro. Inoltre, per garantire un più elevato grado di tutela della salute, sono stati inseriti parametri stabiliti in base al principio della sussidiarietà, che tengono conto delle caratteristiche delle risorse idriche e dei sistemi idro-potabili del territorio nazionale. Questi, ad oggi, riguardano il vanadio e i cloriti tra i parametri chimici di valenza sanitaria, il disinfettante residuo e la durezza, inseriti tra i parametri indicatori.
I parametri e i valori parametrici della direttiva, così come il recepimento nazionale di questi, sono basati sulle conoscenze scientifiche disponibili, tenendo conto del principio di precauzione, al fine di garantire che le acque possano essere utilizzate e consumate in condizioni di sicurezza nell’intero arco della vita. In generale, i valori parametrici individuati si fondano sugli orientamenti stabiliti dall’Organizzazione mondiale della Sanità WHO. La valutazione del rischio sulle altre sostanze non espressamente indicate nell’allegato I del D.lgs. 31/2001 è effettuata dall’Istituto Superiore di Sanità.
Li vogliamo bere?
Come eliminare i metalli pesanti dall’acqua che beviamo.
Anche se come descritto, l’acqua del rubinetto come quella in bottiglia, per essere potabile deve rispettare rigidi parametri di legge, è vero anche che una minima parte di questi metalli pesanti, viene concessa. E ora che sappiamo che la maggior parte dei metalli pesanti che ingeriamo si accumula nel nostro corpo, perché non provare a bere dell’acqua 100% libera da queste sostanze? Per eliminare i metalli pesanti dall’acqua del rubinetto, basta installare sotto al lavello un piccolo elettrodomestico, detto depuratore a osmosi inversa, per garantirci la serenità di bere acqua 100% pura da sostanze tossiche.